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Audizione presso la Commissione parlamentare per la semplificazione dei rappresentanti della Consulta Nazionale dei CAF sulle semplificazioni possibili nel settore fiscale – mercoledì 19 luglio 2017

-relazione- 

Egregio Presidente, egregi Senatori e Onorevoli,
la soluzione del modello 730 Precompilato adottata dal Governo nel 2014 e realizzata a partire dal 2015 come nuova modalità di gestione della relazione fiscale fra contribuente e Stato, si può considerare come evoluzione di una dialettica collaborativa che ha visto come attori l’Amministrazione Finanziaria e i CAF che hanno attuato e gestito le decisioni politiche assunte su questa materia negli anni dai vari Governi.
Il primato Italiano del fisco telematico in campo europeo è stata di fatto la condizione per poter realizzare il modello 730 precompilato; questo livello di informatizzazione non si sarebbe potuto raggiungere senza l’apporto del sistema dei CAF che fin dall’inizio si è confrontato con il progetto del Governo ed ha collaborato intensamente con l’Agenzia delle Entrate per la sua riuscita.
I positivi risultati ottenuti nei primi due anni di sperimentazione della dichiarazione precompilata, con circa il 60% (11,2 milioni) nel 2015 e il 75% (14,5 milioni) sia nel 2016 che nel 2017 delle dichiarazioni prelevate dalla banca dati dell’Agenzia delle Entrate da parte dei CAF, certifica questo fattivo impegno dei CAF stessi che con più di 17 milioni di modelli 730 inviati (90%) per anno, rappresentano l’interlocutore di riferimento della quasi totalità dei lavoratori dipendenti e pensionati italiani.
Va sottolineato, perciò, che senza la fattiva collaborazione del sistema dei CAF il “progetto precompilata”, pur confermando la sua validità strategica, poggerebbe su risultati numerici che lo renderebbero meno percepibile agli occhi dell’opinione pubblica, delle Istituzioni e della stessa classe politica.
Infatti, il progetto governativo iniziale prevedeva un utilizzo diretto della dichiarazione precompilata da parte dei singoli contribuenti che, nel triennio 2015 / 2017, avrebbe dovuto raggiungere oltre la metà dei modelli 730 trasmessi all’Amministrazione Finanziaria; il dato che si va a definire in questa ultima campagna di assistenza fiscale conferma la marcata differenza tra le aspettative e dato reale, con il numero delle dichiarazioni precompilate trasmesse direttamente dal cittadino che non supereranno il tetto di 2 milioni e 200 mila, pari a circa il 10 per cento del numero complessivo dei modelli 730 che presumibilmente verranno trasmessi per il periodo d’imposta 2016.
Comunque, in questa stagione delle dichiarazioni dei redditi, che sta avendo ormai termine, il modello 730 precompilato ha dato segni di ottimizzazione:
• nella qualità della soluzione software;
• nella quantità e qualità dei dati contenuti rispetto al 2016.

Progressivamente, la “dichiarazione precompilata” migliorerà ancora e renderà fruibile anche il servizio online ad un numero maggiore di contribuenti; essa è diventata, allo stesso tempo, un elemento di supporto e di raffronto per l’attività di assistenza del CAF al contribuente e, specularmente, un banco di
prova per la qualità dei dati inviati dai diversi soggetti chiamati ad alimentare il sistema (banche, assicurazioni, settore della sanità, ecc.). In ogni caso, per i CAF, tutto questo ha significato anche ulteriori
adempimenti e conseguenti costi: basti pensare alla messa a regime e alla gestione del processo di delega del contribuente e alla riorganizzazione delle tempistiche delle attività, dovute ai nuovi tempi di lavorazione determinati dal rilascio dei 730 precompilati.
Accanto a ciò, però, il tema fiscale di chi, di quanto e di come pagare le tasse, resterà un punto centrale della situazione politica italiana, schiacciata fra esigenze di crescita e dimensione del debito, ma sarà anche e soprattutto questione etica, di giustizia e di corretto sistema economico. In questo, da sempre, i CAF, per quanto riguarda il mondo del lavoro dipendente e dei pensionati hanno costituito un presidio di legalità fiscale e di gestione della tax compliance efficace e sempre più indispensabile nel Paese.
Due aspetti, crediamo, saranno ancora importanti e richiederanno l’ausilio dei CAF per gli obiettivi soprarichiamati:
1. la complessità del nostro sistema fiscale che risponde in gran parte all’esigenza di costruire un fisco “ad personam” a volte fin troppo, per determinare un senso di maggiore equità e giustizia fiscale. Questa complessità è plasticamente rappresentata dalle centinaia di pagine di cui si compongono annualmente le circolari per le istruzioni ministeriali alla compilazione del modello, per il controllo documenti, per i calcoli per la determinazione delle imposte che, tra le altre cose, tutti gli anni devono essere modificate per l’introduzione di nuove norme che a loro volta richiedono chiarimenti con documenti di prassi.
2. il digital divide poiché, ancora per diversi anni, sarà presente una popolazione che avrà difficoltà oggettive con l’utilizzo degli strumenti informatici. In questa nuova dimensione va considerato un diverso è più solido rapporto con il Garante per la Privacy: una grande attenzione dovrà essere esercitata nell’accesso e nell’esercizio della dichiarazione online, prevedendo, dato il succitato gap tecnologico, un più che possibile esercizio abusivo da parte di terzi dell’attività di assistenza fiscale, attraverso un uso massivo delle credenziali personali.
A fronte di questi realistici scenari dei prossimi anni, per conseguire quella etica fiscale necessaria nel nostro Paese, i CAF potranno ancora svolgere un ruolo importante contribuendo ad innovare il sistema e rinnovandosi nei servizi e nelle modalità di erogazione come si è fatto in questo ultimo periodo.
Come già accennato, infatti, il processo di semplificazione attuato con il D.Lgs 175/14 cambia radicalmente il paradigma dell’assistenza fiscale e del rapporto tra Pubblica Amministrazione e cittadino/contribuente, in cui si modifica anche il ruolo dei Centri di Assistenza Fiscale. Si passa da una condizione in cui il contribuente, attraverso i CAF, predisponeva le proprie dichiarazioni, lasciando alla

Pubblica Amministrazione la responsabilità di verificarne la correttezza, ad una situazione dove le informazioni vengono fornite direttamente dall’Agenzia delle Entrate mediante la valorizzazione dei dati e notizie presenti nelle diverse banche dati, ed al contribuente è lasciata la facoltà e l’onere di verificarne la correttezza e la completezza prima di confermarla e trasmetterla alle Amministrazioni competenti.
Questa nuova condizione, che avrà bisogno di un arco temporale di medio-lungo periodo per affermarsi in maniera pressoché compiuta, non si pone in modo alternativo verso i soggetti dell’intermediazione, ossia verso i CAF, ma ne impone una sostanziale trasformazione, da soggetti chiamati ad occuparsi di un adempimento (certamente qualificato) a figure di alto profilo consulenziale capaci di esprimere competenza professionale ed assistenza completa rispetto alle esigenze fiscali dei singoli cittadini.
Ai CAF abilitati all’assistenza fiscale, i contribuenti, in virtù della riformata disciplina dell’assistenza fiscale, affidano praticamente in toto la responsabilità del loro operato nella predisposizione della dichiarazione modello 730, per cui in presenza di infedele apposizione del visto di conformità sarà il CAF a rifondere all’Amministrazione Finanziaria l’intera somma richiesta in restituzione rappresentata da un importo corrispondente all’imposta dovuta e relative sanzioni ed interessi; novità questa che pone il CAF, tranne i casi di dolo e colpa grave, quale unico interlocutore, ed unico soggetto inciso, dell’Agenzia delle Entrate.
Infatti, la semplificazione fiscale si è rivolta non solamente alla dichiarazione dei redditi precompilata ma anche a un criterio di riduzione drastica del flusso delle conseguenti comunicazioni tra Fisco e contribuente, considerando tutte le comunicazioni, da quelle provenienti dall’Agenzia delle Entrate a quelle dell’ex Equitalia, oggi AER (dalle richieste di documenti e chiarimenti relative ai modelli 730, alle cartelle di pagamento), relativamente a questo ambito di tributi.
Ciò si è realizzato, come detto poc’anzi, attraverso una vera e propria sostituzione del contribuente con l’intermediario e l’effetto positivo consiste certamente nel far assumere al Fisco un’immagine meno inquisitoria nei confronti degli stessi contribuenti, rivolgendosi, per ogni fase dell’accertamento e della riscossione, esclusivamente al RAF/CAF o al professionista autorizzato.
Anche per questa nuova situazione che si è venuta a determinare, i Caf devono elevare i propri livelli qualitativi per garantire attività e controlli che riducano i margini di errore.
Esiste però un altro lato della questione che potrebbe condurre ad effetti pesantemente negativi: infatti, il contribuente può essere indotto ad allentare la diligenza nella correttezza delle proprie dichiarazioni, quando non addirittura a perseguire azioni dolose a danno del CAF e, in alcuni casi, in associazione con soggetti integrati, seppur temporaneamente, nel sistema di assistenza.
Inoltre, i CAF e i professionisti sono obbligati, dal 2015, a stipulare polizze assicurative molto onerose che potrebbero, già nei prossimi anni, condurli prima alla non solvibilità verso la compagnia assicurativa, per le considerevoli franchigie e scoperti previsti nei contratti, ma ben presto, verso l’Erario, se i contratti stessi dovessero essere rescissi per inadempienza o, addirittura, se i massimali previsti per legge non fossero sufficienti.

Il Fisco, di conseguenza, a medio termine, non avrebbe più la garanzia di restituzione delle somme indebitamente riconosciute, oggi in capo ad ogni singolo debitore, a breve in capo a un numero limitato di soggetti giuridici – società a responsabilità limitata – con garanzie assicurative incerte.
A tutto ciò, vanno segnalati alcuni profili di incostituzionalità riferibili in particolar modo agli artt. 3 e 53 della Costituzione.
Dunque, per contemperare gli aspetti positivi a una limitazione di quelli negativi, la strada più utile, a nostro parere, potrebbe essere quella di completare una filiera di responsabilità in carico agli intermediari, affrancandoli dalla sola responsabilità di restituzione dell’imposta e degli interessi, ottenuti illegittimamente dal contribuente.
Il CAF o il professionista, perciò, dovrebbe essere obbligato a domiciliare il contribuente presso i propri uffici, per tutte le comunicazioni relative al modello 730, provenienti da Agenzia delle Entrate ma anche, a fine percorso, da AER, salvo espresso rifiuto del contribuente. Ciò avvierebbe un percorso di presa in carico da parte dell’intermediario che si svilupperebbe anche con la rappresentanza presso gli uffici dell’amministrazione finanziaria ma anche con il ruolo di assistenza tecnica in sede di contenzioso.
A fronte di un ristabilirsi della legittima responsabilità pecuniaria del contribuente, l’intermediario svolgerebbe l’intera funzione di filtro tra Fisco e contribuente stesso – poste in essere le adeguate strumentazioni operative – assumendosi la responsabilità dell’esito positivo del recapito delle comunicazioni, che oggi vedono ancora considerevoli difficoltà di piena efficacia per l’Amministrazione finanziaria.
Appare evidente che gli effetti positivi verrebbero salvaguardati, in una logica di rigore fiscale e di maggior sicurezza per l’Erario, mantenendo un profilo di maggiore positività per la tax compliance tra Fisco e contribuente, imponendo un’elevazione del profilo qualitativo e di responsabilità degli intermediari.
Va sottolineato, inoltre, che tutti gli strumenti normativi necessari sono già esistenti anche se da ricomporre nella logica testé descritta: ciò renderebbe il percorso normativo più rapido ed efficace, potendo quindi limitare gli aspetti negativi alle dichiarazioni modello 730 di questi primi tre anni.
Ma tornando all’attualità, la revisione dei compensi per l’attività di assistenza fiscale, operata attraverso un apposito DM di fine 2014 e valevole per il triennio 2015/2017, in aggiunta al superamento della gratuità delle tariffe per i contribuenti per le dichiarazioni auto compilate, andava in questa direzione, con la definizione di importi differenziati in ragione della complessità dei modelli 730 elaborati dal CAF e delle incongruenze rilevate con i dati e le informazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate attraverso la dichiarazione precompilata, nonché, dei maggiori costi ed oneri relativi al “danno erariale”.
Il taglio inspiegabile, operato dalla legge di Stabilità 2016, è intervenuto in maniera sostanziale sui compensi stabiliti appena un anno prima, con una decurtazione che nell’arco di un triennio raggiungerà i 100 milioni di euro, pari ad oltre un terzo di quanto assicurato ai CAF per l’attività 2015, prospettando loro e all’intero sistema, uno scenario catastrofico.
Sotto il profilo dei termini per la presentazione delle dichiarazioni, in una logica di semplificazione, prima di tutto nei confronti del cittadino, ma anche per chi lo assiste negli adempimenti fiscali, riteniamo si debba arrivare ad un coordinamento delle norme che disciplinano gli adempimenti, con relativi versamenti delle relative imposte, indipendentemente dal tipo di modello che può essere presentato (730 o REDDITI PF).
Per quanto concerne la possibilità di presentare, da parte del soggetto non titolare di partita IVA, il Modello REDDITI PF o Modello 730, si evidenzia come potrebbe essere adottata la soluzione di veicolare tutti questi soggetti sul Modello 730, con possibilità di scelta:
‐ In caso di debito, tra il prelievo da parte del sostituto ed il versamento con F24 delle imposte.
‐ In caso di credito, tra il rimborso da parte del sostituto ed il rimborso tramite l’Agenzia delle entrate (come già previsto per i contribuenti senza sostituto).
Il Modello REDDITI sarebbe riservato quindi esclusivamente ai titolari di partita IVA e si arriverebbe ad un’unica dichiarazione “semplificata” utilizzata da una vasta platea di contribuenti.
Ma il crescente utilizzo e la dematerializzazione della dichiarazione precompilata, potrebbero far ipotizzare, in un futuro non lontano, anche una semplificazione più consistente nell’ambito dei modelli dichiarativi, oggi suddivisi tra i due modelli; essendo cambiati i presupposti di base caratterizzati dalle rigide differenze fra 730 ed ex Unico (pagamento diretto da parte dell’Agenzia del credito d’imposta, nuovi quadri inseriti nel 730 per lavoro autonomo quali quelli per amministratore di condominio) il modello 730, con l’inserimento di qualche nuovo rigo, potrebbe diventare addirittura il modello dichiarativo per tutti i contribuenti tranne che per le persone giuridiche che continuerebbero ad utilizzare il modello REDDITI.
Al fine di fornire un servizio di assistenza fiscale sempre più qualificato e, per quanto possibile meno oneroso, sarebbe opportuno, dal 2018, spostare il termine di presentazione del Modello 730 dal 7 luglio al 30 settembre come previsto per il modello REDDITI, a condizione di mantenere però invariati i tempi di approvazione dei modelli, delle istruzioni, delle circolari di liquidazione e delle procedure di controllo.
Questo consentirebbe:
‐ al contribuente di avvalersi del modello 730 fino al 30 settembre evitando così il ricorso al modello REDDITI in caso di presentazione oltre il 7 luglio e l’utilizzo del modello REDDITI “correttivo nei termini” per rimediare ad eventuali errori commessi nella compilazione del 730 presentato entro il 7 luglio;
‐ al soggetto che presta l’assistenza fiscale (CAF e Professionisti abilitati) di effettuare maggiori controlli sulle dichiarazioni anche mediante il confronto con i dati messi a disposizione dell’Agenzia con il modello precompilato.
Occorre altresì aggiungere che lo spostamento del termine del 30 settembre per l’invio del modello 730:
‐ non pregiudicherebbe, al contribuente e/o a chi lo assiste, la possibilità di produrre un 730 Integrativo e/o Rettificativo.
‐ non dovrebbe arrecare alcun costo aggiuntivo all’Erario in quanto si tratta di dichiarazioni prevalentemente a credito. I contribuenti si vedrebbero differire, ma solo per il primo anno, l’eventuale rimborso da agosto/settembre a ottobre/novembre ma il sistema andrebbe poi a regime dal secondo anno.

L’evoluzione dell’assistenza fiscale, un diverso e più qualificato ruolo dei CAF nell’assistenza e consulenza alla persona, in tutte le sue espressioni sociali, rappresenta un progresso naturale, necessario ed irreversibile, di quanto è stato realizzato fino ad ora.
Le stesse innovazioni organizzative come la delega del contribuente per l’acquisizione della sua precompilata, per l’anno della dichiarazione, da ottenere, registrare, archiviare e presentare a richiesta
nelle eventuali e diverse fasi di ispezione o di accertamento o l’archiviazione documentale che per scelta e per necessità non può che essere digitale, tracciano nuove opportunità, come nel caso del recente protocollo con l’ex Equitalia che attraverso analogo sistema di delega ha permesso già l’assistenza ai cittadini sulla definizione agevolata delle cartelle e lo permetterà per gli altri adempimenti nel cassetto.
Tutto ciò pone le basi per creare in Italia una rete capillare e qualificata dei CAF a cui la P.A. potrebbe affidare ulteriori attività e servizi in modo che la persona possa individuare nei CAF l’interlocutore unico nell’espletamento di tutti gli adempimenti di cui necessita. La ricerca di un futuro duraturo per il CAF,
nell’interesse dalla P.A., in una dimensione concreta di effettiva semplificazione e di qualificata assistenza, passa attraverso la riscrittura del ruolo degli stessi, delle nuove attività da intraprendere, del nuovo ruolo da ricoprire.